AHL una sporca dozzina di musicisti e sperimentatori, cultori del suono e della sua produzione e manipolazione. Differenti storie e differenti background che portano a discutere di decine di argomenti in maniera spesso travolgente. E’ proprio da questa eruzione vulcanica di idee e proposte, che siamo in grado di recuperare un concept, analizzarlo, svilupparlo e cominciare a sperimentare su di esso con i mezzi che abbiamo a disposizione.
Il nostro lavoro sul physical filtering, che ha portato al successivo sviluppo del Taxi Driver, è proprio figlio di uno dei percorsi iniziati fin dai primi giorni di esistenza del collettivo, durante i quali il gruppo ha cominciato ad affiatarsi anche con delle attività di mutuo soccorso e condivisione, partendo proprio con la riparazione di alcuni microfoni piezo. E’ stato in quella fase che è nata la discussione sui materiali piezoelettrici e sulle loro capacità di trasduzione dei segnali. Questa caratteristica, l’effetto piezoelettrico appunto, è per noi interessante dal punto di vista teorico e tecnico e esaltante da quello sonoro ed artistico.
Attraverso l’utilizzo di dischi piezoelettrici è possibile infatti trasdurre un segnale, come una vibrazione od una variazione di pressione, generando delle differenze di potenziale (i.e.: voltaggio) ai capi di un cavo. Queste ultime sono in grado di attivare uno speaker amplificato che le trasdurrà a sua volta in frequenze udibili. E’ così che un qualsiasi micro-suono per noi scarsamente udibile può essere ascoltato, rivelandoci un mondo si sonorità assolutamente inedito, a volte anche ai più appassionati ricercatori sonori. L’utilizzo dei dischi piezo che viene fatto in questa modalità operativa, è sostanzialmente quella di microfono o di pick-up: entra una vibrazione, esce un suono.
Quando invece si considera l’effetto piezo-elettrico inverso (effetto Lippmann), ci si riferisce alla capacità di trasduzione di una differenza di voltaggio, in una variazione di forma, ovvero in vibrazioni del materiale piezoelettrico sollecitato. In questo caso l’utilizzo dei dischi piezo-elettrici è simile a quello di normali speaker, ovvero, entra una differenza di potenziale e si emette una vibrazione sul disco. Le vibrazioni dei piezo sono in grado di far risuonare a loro volta l’aria che è in contatto con esso e dunque di trasdurre e trasmettere il suono.
La bellezza della simmetria nelle capacità di trasduzione meccanica/elettrica dei materiali piezoelettrici, li rende uno strumento estremamente interessante dal punto di vista sperimentale ed applicativo, sia in ambito acustico che non. Esistono infatti centinaia di applicazioni oltre l’audio, che sfruttano le proprietà di questi materiali. Nel nostro caso ci siamo ovviamente concentrati nell’ambito acustico di applicazione.
Abbiamo quindi sviluppato il Taxi Driver, device in grado di utilizzare in successione le due proprietà dei materiali piezoelettrici. La macchina è dotata di un amplificatore specifico (il driver) che fa vibrare un disco piezo montato su di una pinza. Su di un’altra pinza, un altro disco piezo che funge da pick-up, invia il segnale raccolto verso un sistema di amplificazione. Le due pinze consentono di fissare sia l’emettitore che il ricevitore su un ampia gamma di oggetti. E’ qui che comincia la sperimentazione sui materiali fisici e sulle loro proprietà risuonanti e di filtraggio.
Una volta apposta la pinza pilotata dal driver, ad esempio su una lastra di plexiglass, sarà possibile sentire più chiaramente il suono riprodotto dal semplice disco piezo, poiché la superficie del plexi viene posta in risonanza da esso. Cambiando materiale, usando ad esempio un foglio di legno od una lamiera, ci si accorge che il suono cambierà parecchio: ognuno dei materiali infatti, assorbe una parte delle frequenze riprodotte che vengono dirottare sull’oggetto pinzato. Il segnale audio quindi, parte con tutte le sue frequenze, viene amplificato dal driver e successivamente trasdotto dal disco, il quale pone in risonanza l’oggetto pinzato effettuando il physical filtering. In questa fase sono già molto interessanti le variazioni timbriche che possono avvertirsi, ponendo in vibrazione materiali diversi, anche in forma e dimensioni.
Aggiungendo in una seconda fase la pinza funzionante da pick-up, si possono captare le vibrazioni dall’oggetto posto in risonanza dalla pinza del Taxi Driver. La seconda pinza è dotata di un jack di connessione che viene inserito in un sistema di amplificazione per trasdurre e amplificare ancora una volta il segnale audio che si vuole filtrare. In questa configurazione il risultato del physical filtering viene amplificato, consentendo di fatto di percepire al meglio le differenti proprietà dei materiali.
Abbiamo potuto sperimentare giorno per giorno, materiali in grado di funzionare da filtri passa alto ed altri ideali come filtri passa basso. Abbiamo ottenuto interessanti effetti di riverbero utilizzando grandi molle metalliche, metri a nastro oppure dei dischi di lamiera forellata. Nelle esperienze sulle differenze di risonanza dei vari materiali, abbiamo verificato come non soltanto questi, ma anche la loro forma sono determinati nei confronti delle frequenze che possono essere filtrate od esaltate. Modificando manualmente la forma dell’oggetto al quale sono apposte le due pinze (speaker e pick-up), si riesce a sentire una alterazione progressiva del suono in funzione delle variazioni della forma dell’oggetto. Con un cartoncino delle dimensioni di un segnalibro ad esempio, è possibile passare dall’esaltazione delle alte a quella delle basse frequenze, semplicemente piegandolo e allungandolo di nuovo. Risultato analogo si riscontra su un foglio di carta plastificato. E’ ovvio che, la rigidità del materiale utilizzato per il filtraggio, è determinante rispetto alle possibilità di trasmissione del segnale audio per mezzo delle vibrazioni, ed infatti ogni tentativo adoperato su materiali “morbidi” ha evidenziato dei risultati poco soddisfacenti, essendo il filtraggio praticamente totale. I risultati ottenuti con il cartoncino, da questo punto di vista, sono infatti interessanti poiché un materiale nel complesso molto poco rigido, ha mostrato un comportamento di filtraggio abbastanza buono, soprattutto quando si vada ad interagire attivamente sulla sua forma alterandola su due dimensioni, ovvero, accorciando ed allungando la striscia di cartoncino tenuta da due estremità, od agendo una torsione ruotando in senso opposto le due estremità. Questa coppia di variazioni fisiche, agisce come una coppia di alterazioni acustiche manipolabili in tempo reale ed in maniera continua, avvicinandosi in qualche modo ai risultati ottenuti ruotando cutoff e resonace in un normale filtro.
Inutile dire che durante i mesi di sperimentazione dell’AHL sul physical filtering, sono stati messi alla prova materiali diversi e forme diverse. Abbiamo provato a far risuonare praticamente tutto quello che trovavamo in giro, dalla teiera a delle sbarre di ferro, dischi di plexiglass e listoni di legno, grosse lampade da lavoro, sgabelli e cappelli, molle e metri da cantiere. Lungi da me trattare ognuna delle decine esperienze sviluppate, ma la sperimentazione non credo che si concluderà presto, vedremo probabilmente ulteriori sviluppi del nostro percorso sui piezo e sul physical filtering, e forse assisteremo alla nascita di in un Taxi Driver 2.0.
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